mercoledì 28 dicembre 2016
L'ATTESA
Negli occhi miei cercavi qualche segno
che ti mostrasse cosa c'era dopo.
Ma io non lo sapevo, padre mio,
come a pescare, quando mi chiedevi
che pesce fosse quello che saliva.
Dal tremolìo,dal modo di mangiare,
tu indovinavi sempre ed io giammai,
fin quando non luceva già a mezz'acqua.
Se c'era temporale non dicevi
di andare via, ché non temevi il mare,
la calma senza vento t'inquietava.
Il sale sulle braccia, il tuo profumo,
i piedi tuoi di attento pescatore
che con la lenza tiene in mano il tempo.
Sul tuo cuscino bianco tu cercavi
la morte corporale e mi insegnavi
quanto la vita mia fosse la tua,
quanto l'attesa è dura senza preda.
FORSE IL SOLITO ADDIO DEI FAZZOLETTI
Giovinetta che asciughi senza fretta
lacrime ardenti del violento addio
al tuo amore attaccato al finestrino
tu non sai la tristezza della terra
e credi di saperla. Guarda in cielo:
sono i leggeri uccelli della sera
che sbandano agli schiaffi della brezza.
Sbattono l'ali, perdono la scia,
poi planano e ritrovano la via.
sabato 17 dicembre 2016
IN TRENO
Come questo paese
della Bassa
la mia vita precaria
di viandante
del tempo, che tra
pioppi e alzaie passa.
E ritornare a casa,
ammonticchiare
ricordi tra talee e
argilla espansa.
E ritornare ai fiumi
di un'infanzia
dove conta soltanto
la materia
dei sogni. E sono il
padre di mio padre
e fuori cala il buio
e s'assottiglia
negli occhi di mia
madre la condanna.
PER ALDA
Di quel folle
stupore della folla
che ti acclamava
santa impenitente
non rimaneva che una
sigaretta
accesa dietro
l'altra. Senza fretta,
chiudendo gli occhi
a luce di preghiera,
saliva la poesia
come da un gorgo
di mistico tepore,
da caverna
di preda rintanata,
dall'averno
dei tuoi pensieri,
pizia crocifissa.
Anima circoncisa, ti
dicevi,
ed era solo grazia
genuflessa
ai baci intorpiditi
della sera.
SOPHIE
Sophie mi chiede coi
suoi occhi tristi
di leggerle le
storie dei poeti
che parlano di soli
crocifissi
a testa in giù. Le
faccio una carezza
prima di cominciare
a declamare
(io che non ho
memoria) a voce alta
scoppi di versi
muscolosi ed urli
di bimbi già
cresciuti. Majakovskij
le piace ma Pavese
ancor di più.
Sophie mi tratta
come se io fossi
davvero il suo padrone
e il suo mantello
tricolore pezzato,
lustro e bello,
un tappeto volante
su cui andare
a svegliare le
amanti trasparenti
di nebbia, verso
l'alba, lungo il fiume.
Poi s'accuccia e mi
sogna, o meglio sogna
di stelle colorate e
mari grigi
dove sdraiare la felicità.
LETTERA AD UN AMICO
DALLA PIAZZA
Che c'è di nuovo amico, che ti dica:
ancora taglia il tram a mezzogiorno
la piazza ed il cappuccio è nella tazza.
I vecchi ancora parlano di calcio
all'ombra dei cipressi e dentro l'urne
confortate dai portici a occidente;
e nell'aria si sente ancora questo
retroflesso candore di allegria.
Il mio cane sta bene, tutto è a posto,
cosa vuoi che ti dica, a parte il fatto
che il tempo è capriccioso, monellesco.
Mi sono solo innamorato perso
tremila volte al giorno di una donna
che assilla i miei pensieri con l'assenza.
E per trovarla devi andar lontano,
a sud della mia vita, molto a sud.
Ricordi di quel vaso arabescato
che volevi in regalo? M'è caduto
in mille pezzi. Adesso ti saluto.
DENTRO O FUORI
La luce controversa
il buio di sinapsi
è quanto mi rimane
della veglia.
Anime passeggere
s'attorcigliano
a me che sto nel
centro della stanza
vuota bruciando
fiori senza steli,
dicendo padrenostri
alle finestre.
Ma fammi uscire,
portami le chiavi,
urla la frase
magica, perdonami
se vomito macerie di
emozioni.
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